L’estate 2012 verrà ricordata come
una delle estati più calde degli ultimi anni.
E, soprattutto, caratterizzata da una
elevata siccità.
Negli ultimi dieci anni, la quantità di
acqua piovuta dal cielo è diminuita, infatti, in maniera significativa in tutta
Italia: - 9% al Nord; - 15% al Centro e – 20% al Sud.
Per contrastare gli effetti devastanti della
siccità, l’Istituto nazionale di oceneografia e di geofisica
sperimentale (Ogs) di Trieste sta lavorando da alcuni anni,
insieme alla Comunità Europea, ad un progetto che prevede l’immagazzinamento delle
acque attraverso un processo di ricarica idrica. Tale processo
permette di ripristinare gli acquiferi profondi programmando con
anticipo le riserve di acqua.
I primi
esperimenti sono stati effettuati, con buoni risultati, da Daniel Nieto dell'Ogs di Trieste con il suo team, tramite sistemi
d'immagazzinamento in serbatoi naturali e combattendo l’avanzamento
dell’acqua salata verso l’interno (cuneo salino).
I sistemi
di ricarica, utilizzati da anni in molti paesi del mondo, sono essenziali
per una gestione razionalizzata delle risorse ma, come afferma Nieto,
occorrono anni di studi per individuare le giuste modalità di ricarica.
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